Mentre a Volterra si cerca in tutti i modi di ostacolare il futuro del lavoro della Compagnia della Fortezza ( attualmente sono contrari alla realizzazione del primo Teatro Stabile in carcere, inspiegabilmente, il Sindaco di Volterra e la Direzione del Carcere) l’Europa sostiene e incentiva progetti di scambio tra le realtà nazionali. Tra l’altro, la Compagnia della Fortezza resta una delle esperienze più all’avanguardia nel panorama europeo e mondiale.
Ci chiediamo per quanto tempo ancora il lavoro della Fortezza debba essere ostaggio delle scelte della politica e della più o meno sensibilità e apertura di un direttore del carcere.
È come accettare che l’arte, la poesia, la bellezza, siano ostaggio della ( cattiva) politica, siano soggetti a questo o quell’altro partito e addirittura dipendano dalla volontà di un funzionario, senza nessuna qualifica e formazione culturale specifica, del Ministero della Giustizia.
Nel Teatro in Carcere sono visibili e attivi meccanismi di repressione della libera espressione culturale ed artistica, che ci catapultano all’improvviso nelle pagine più buie della passata Europa. Questa forma di repressione concreta ed intellettuale noi la viviamo tutti i giorni, pur vivendo in un’Europa che si sforza di immaginarsi libera e aperta.
Il carcere in Europa, su questi temi, non deve avere regole ed uno statuto a parte, non scritti, che giustificano ancora la separazione netta della Citta libera dalla Citta detenuta.
Noi tutti lavoriamo per una comunicazione e integrazione di quella che è per noi un’unica realtà, una sola Citta. L’esempio dell’apertura della Casa Penale di Volterra, iniziato e sostenuto dal teatro della Fortezza, nonostante e malgrado le difficoltà rappresentate e i tentativi di revisionismo, resta ancora un esempio altissimo di integrazione e di fluidità dei confini tra le due Citta. Mentre L’Europa condanna l’Italia ad una multa salata per le condizioni indegne per un Paese civile in cui versano le prigioni nel nostro Paese, Volterra si muove ancora (ma per quanto tempo?) in contro tendenza, indicando un modo concreto di operare che ha fatto storia e resiste agli attacchi personali ( che pongono come prioritario il proprio limitato sentire fregandosene dei risultati raggiunti), dei rappresentanti di alcune Istituzioni.
